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Lo Stato Sociale – Fottuti per sempre ft. Vasco Brondi – Con Testo e Significato

Pubblicata il 13 gennaio 2023, Fottuti per sempre è una canzone de Lo Stato Sociale con la partecipazione di Vasco Brondi.

Il significato

È la canzone più onesta che abbiamo mai scritto, parla di come i sogni ti sappiano fregare, di una band che stava per sciogliersi, della vita che ha bussato ai finestrini di un piccolo furgone dove eravamo solo noi cinque amici che volevamo cambiare il mondo, mentre il mondo ha cambiato noi. Quel poco di successo, le sirene di una sorta di fama chissà poi quanto effimera, ma soprattutto l’amore, la vita, la famiglia, una nuova città. Tutto ci ha portato lontano, persino la musica. Questa è una band che poteva non esserci più, e invece siamo ancora qui.

Vasco è stato con noi, a volte da lontano a volte da vicino, a volte come riferimento e infine come amico, a volte come modello del perchè valga la pena regalare la propria vita a un furgone scassato che fa su e giù per un paese a forma di scarpa. Averlo in questo pezzo per noi è un regalo. (via instagram de Lo Stato Sociale)

Ascolta la canzone

Un lyrics video è stato pubblicato sul canale youtube del gruppo. La canzone è inoltre disponibile su tutte le piattaforme di streaming online.

Il testo di Fottuti per sempre

Avevo scritto una canzone che si chiamava “cromosomi”
parlava di noi che stavamo fuori dalle classifiche e dalle mode.
Ora nessuno la ricorda più ma una pagina ne ha preso il nome
scrive di musica commerciale: da Cremonini a Lady Gaga.
La prima volta che vai a Sanremo sei una bomba che esplode in un convento
dalla seconda volta sei già un coglione che fa parte dell’arredamento.
Ecco a voi cinque poveracci vestiti con gli abiti degli sponsor
ridere ai fotografi sui tappeti rossi: era meglio se morivano giovani e stronzi.

Fottuti per sempre, famosi per gioco non è vero che la musica ti salverà.
Manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere a L’Eredità.
Non credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità
non c’è niente di vero a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.
Così stupido e bambino da crederci davvero: che il rocknroll non morirà, che il rocknroll… ma va là!

Volevamo riempire i palasport di musica fatta senza soldi in una stanza
e quando ci abbiamo suonato davvero avevano il nome di una banca.
Volevamo vivere di sogni, far l’amore con i nostri mostri
e ora la paura che ci tiene svegli è finire dalla parte sbagliata di un gossip.
Odiavamo la televisione, la radio, la musica pop, il successo
ora vogliamo l’alta rotazione e la poltrona di giudice ad X-Factor.

Fottuti per sempre, famosi per gioco non è vero che la musica ti salverà.
Manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere a L’Eredità.
Non credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità.
Non c’è niente di vero a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.
Così stupido e bambino da crederci davvero.
Che il rocknroll non morirà, che il rocknroll… che il rocknroll non morirà, che il rocknroll… ma va là!

Eravamo giovani, ingenui, arrabbiati, allegri e disperati.
Credevamo che i soldi fossero il male.
Odiavamo chi sventola le manette
chi ha sempre qualcuno da condannare.
Eravamo dalla parte di chi non ha niente
non importa l’appartenenza sociale, l’identità sessuale.
Avevamo letto da qualche parte
un uomo è ricco in proporzione alla quantità delle cose di cui può fare a meno.
Ma anche che il sistema schiaccia chi non ha denaro
e si serve di chi è povero di pensiero.
Credevamo di poter parlare di tutto senza qualificarci
e senza inginocchiarci davanti al progresso.
Le idee non sono discoteche, non fanno selezione alla porta d’ingresso.
Credevamo che ci si salva solo insieme
che la felicità è sovversiva quando si collettivizza.
Che la libertà di lamentarsi di ogni cosa non avesse niente a che fare con la libertà.
Che essere diversi fosse un diritto non una scusa per attaccare chi non ti ha capito.
Volevamo cambiare tutto, non riempire un altro vuoto di mercato.
Andavamo a un concerto sconvolti come a un rito sciamanico
e alla fine dormivamo alla stazione.
Pensavamo che la vita sulla terra non dipendesse da come vanno i sistemi economici o politici
ma dal brillare del sole.

Eravamo giovani, giovani o pazzi, ma avevamo ragione.


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